Cinta sveva

Lungo la zona meridionale, la cinta del castello non presenta l'alto muro continuo delle fortificazioni superiori, ma una serie di torri quadrate.
Le caratteristiche della cinta ne consentono una sicura datazione.  Le torri sono di età sveva , quando nell'Occidente castellano si impose questa particolare tipologia voluta da Federico II. Il conte Tommaso I di Sanseverino   deve ritenersene l'ispiratore, e il tutto va inquadrato in quegli anni (1230 - 1245) di imperfetta tregua politico - militare tra gli Svevi e i Sanseverino. 
Verso la città, la serie delle torri doveva terminare con un'altra opera, probabilmente anch'essa quadrata, poi sostituita nel 1350 circa col torrione cilindrico.

Il Castello

Il complesso monumentale del castello medievale di Mercato S. Severino costituisce uno dei più notevoli episodi di architettura militare dell'Italia meridionale (è il secondo per estensione in quest' ambito geografico) essendo composto da un primo nucleo di fondazione longobarda, un secondo normanno ed un terzo svevo - angioino - aragonese . L'interesse storico ambientale è reso evidente dalle rovine superstiti dei suoi ambienti e delle sue tre cinte fortificate. 
Le strutture murarie del castello, in parte in buone condizioni, configurano attualmente tutta l'estensione originaria che raggiunge circa i 350 x 450 metri. 
Il castello è stato sede, e strumento, della più importante famiglia del Regno, i Sanseverino , dopo gli Aragona , che traevano la loro origine dagli Angerio normanni. Fu abbandonato a causa della partecipazione dell'ultimo Sanseverino alla congiura dei Baroni contro Ferrante. 
Nel castello, nella sua cappella ancora in parte conservata, S. Tommaso, recatosi a trovare la sorella Teodora, sposata Sanseverino , ebbe l'ultima visione prima della morte che lo colse sulla strada per la Francia , dove si recava in qualità di ambasciatore del papa. 
Recenti scavi condotti dal Centro per Archeologia medievale dell'Università degli Studi di Salerno hanno rivelato una stratigrafia complessa che ha messo in luce resti di officine metallurgiche, sistemi per l'uso di macchine da difesa, come catapulte e mangani, e materiali d'uso quotidiano, come ceramiche, monete, ecc., che potrebbero essere ben utilizzati sia per la creazione di un museo che di laboratori per la ricerca scientifica.

Il palazzo Vanvitelliano

 

DALLA FONDAZIONE DEL CONVENTO ALLA RISTRUTTURAZIONE DEL XVIII SECOLO
Il Municipio di Mercato S. Severino sorge su Piazza Ettore Imperio, alle pendici delle collina del castello longobardo. In origine l'edificio costituiva con l'attigua chiesa, un unico complesso monastico sede dell'ordine dei Domenicani con il titolo di San Giovanni in Palco. A seguito del recente intervento di restauro e adeguamento funzionale l'amministrazione comunale, che gestisce l'edificio dall'inizio del secolo scorso, occuperà nuova­mente la sua storica sede, ritornata all'antico splendore dopo i gravi danni subiti dal sisma, del 1980.
L'area su cui insiste il complesso, un tempo ricadente fuori le mura, è rimasta a lungo isolata dal rimanente aggregato urbano cui, solo recentemente, è stata inglobata. A parte la pre­senza di qualche masseria isolata annessa ai terreni coltivati, la zona era completamente inurbanizzata e si distingueva per le grandi macchie di verde. Le maggiori trasformazioni urba­nistiche si ebbero negli anni 50 con gli interventi di edilizia popolare e scolastica che hanno definito l'attuale assetto di Piazza Ettore Imperio. Occorre inoltre ricordare che la realizza­zione della piazza risale all'inizio del nostro secolo quando, per sottolineare la grandiosità della facciata principale dell'edificio - opera della ristrutturazione settecentesca - fu allar­gata la strada esistente.
La storia della fondazione del complesso conventuale si lega all'antica e illustre famiglia dei Sanseverino. La potente famiglia di feudatari discende dal guerriero normanno Turgisio (o Troisio) che, giunto in Italia al seguito di Roberto il Guiscardo, si stabilì, intorno al 101, nell'antico oppidum Rotae. Turgisio, attratto dalla felice e strategica posizione del castello, vi fissò nel 1075 la sua dimora divenendo il capostipite dei Sanseverino. Da allora in avanti le vicende della nobile famiglia e del borgo omonimo rimasero indissolubilmente legate.
Questa famiglia feudale, il cui titolo specifico è Sanseverino di Marsico, detenne il potere in una vasta zona dell'Italia meridionale. Ben presto i Sanseverino estesero il loro dominio nel territorio giungendo a possedere nel periodo angioino una decina di Principati, Ducati e Marchesati oltre alla numerose Contee; strinsero rapporti di parentela con regnanti, rimasero fedeli e ben voluti dal Papato e diventarono, nel periodo aragonese Principi di Salerno. Ebbero una grossa influenza sulla vita del comune di S. Severino, proteggendo e incoraggiando i traffici. Inoltre, sotto la loro signoria e per la loro volontà, sorsero i maggiori edifici storici della città. (Continua la lettura… )

Il portico e la cisterna

Poco distante dalla Piazza d'Armi si incrocia, sul lato sinistro, il portico di accesso alla cisterna. Il portico, perfetto per la sua volta a botte, è situato alle spalle del palazzo, che da questo luogo veniva esemplarmente difeso attraverso quattro aperture di aereazione e illuminazione. 
La cisterna, ad intonaco sovrapposto, è lunga otto metri, essa porta lungo il perimetro una mensoletta alta un quarto di parete. Dal suo fondo, ancora oggi, è possibile attingere per dissetarsi della buona acqua piovana.

Le due torri

Verso la valle di Curteri, là dove sarebbe stato più facile risalire verso il castello, furono realizzate nel XII sec. due torri merlate congiunte fra loro dal muro di cinta. 
Le mura sono ancora intatte ed è evidente la loro antichità come è dimostrato dalla fattura elementare quadrata, con poche saettiere e feritoie e con i merli dei camminamenti di ronda.

Le edicole votive

Caratteristica peculiare del centro di Mercato S.Severino è il cospicuo numero di Edicole votive che possono essere ammirate per le vie del comune e delle sue più importanti frazioni.
Sono quasi tutte databili intorno al 1800. Durante una approfondita ricognizione ne sono state documentate circa cinquanta; una parte di queste, di apprezzabile valore artistico, è stata inserita in una sorta di itinerario turistico alternativo.
Di ciascuna edicola è stata compilata una scheda con documentazione fotografica, schematizzazione grafica e informazioni relative a titolo, ubicazione, proprietà, epoca della realizzazione, misure, tecnica, stato di conservazione e altre note eventuali.
Inoltre è stata predisposta una mappa con la localizzazione di tutte le edicole rilevate. Di alcune edicole è stato possibile racogliere note e curiosità.
L'edicola di Piazza Garibaldi, intitolata alla Madonna del Carmine, è stata eretta nel 1860 per devozione di tal Luigi Carratù. È accertata, comunque, già nell'anno 1724 la presenza nella piazza di una capella intitolata a S. Maria del Carmine al Mercato, demolita poi nel 1819. Nella cappella nei giorni di festa si celebrava la messa per "comodo dei carcerati" segregati nel vicino carcere.
In onore della Madonna del Carmine si è celebrata in paese fino agli anni Trenta una festa.
La frazione che conta il maggior numero di edicole è sicuramente Spiano. Ben tre sono dedicate alla Madonna del Carmine: la devozione alla Santa si fa risalire al Seicento, all'epoca in cui Giulia e Maria Antonia Cacciatore, appartenenti ad una famiglia del luogo, entrarono a far parte dell'ordine Carmelitano. Ma l'edicola più singolare di Spiano è certamente quella dedicata a Maria Santissima di Campiglione che si venera a Caivano. La presenza dell'edicola testimonia l'adempimento di un voto per una grazia concessa nel 1843.

Monumento ai caduti

Parco del Monumento ai caduti fu progettato da Gaetano Chiaromonte , scultore salernitano . Esso sorge sulla collina della " Licinella ". All'ingresso è collocata una grande lapide marmorea con i nomi dei soldati sanseverinesi caduti nella grande guerra, ai due lati due scaloni monumentali conducono sul colle dove, su un ampio basamento, svetta un'alta colonna. Ai lati della colonna furono collocate due lapidi in pietra, che ricordavano le tappe importanti della "Nuova Italia", dal 1915 al 1939.

Per la realizzazione dell' opera il Chiaramonte impiegò sette anni, dal 1932 al 1939, mentre, secondo le decisioni iniziali di un apposito Comitato, il Monumento doveva essere inaugurato nel 1935, anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia.

Il comune contribuì alla realizzazione dell'opera con una somma di lire 20.000; in seguito incaricò gli ingegneri Aniello Salzano e Giovanni Sica di progettare un viale d'accesso che, inaugurato nel 1940, fu intitolato a Italo Balbo (oggi il viale è intitolato al ten. Francesco Falco).

Dopo la seconda guerra mondiale, caduto il regime fascista, dall' ampio basamento della colonna marmorea fu eliminato il fascio littorio e in suo luogo fu collocata una stella a cinque punte in pietra, simbolo della Repubblica Italiana.

Negli anni 70, infine, fu aggiunta sulla cima della colonna un'aquila in bronzo, pregiudicando l'intero complesso monumentale.

Attualmente il Parco del Monumento è in uno stato di pietoso abbandono ed è auspicabile, perciò, un totale recupero, per utilizzarlo come giardino pubblico, con orari di visita e un custode.

Piazza d'Armi

Fa parte del nucleo più antico del castello. Situata a ridosso del mastio quadrato, era probabilmente adibita a manifestazioni militari. Seguendo il perimetro interno delle mura risultano ben evidenti le piccole torrette per l'installazione delle macchine da guerra e i camminamenti di ronda, che conservano ancora i merli originali collocabili tra l'XI e il XII sec.

Villa Risi 1900

Raro esempio di stile Liberty è il complesso di Villa Risi, che testimonia la tarda affermazione di questo stile nel sud d'Italia.
La Villa, la cui realizzazione risale ai primi anni del 1900, costituiva la residenza padronale di un complesso industriale adiacente.
Con i suoi tre prospetti, lievemente disallineati rispetto al fronte stradale, e con l'ampio giardino domina la piazza antistante la stazione ferroviaria: il fabbricato si apre, sul fronte principale, con un ampio porticato sovrastato da un loggiato con due torri laterali.
Il giardino, antistante il fabbricato, si sviluppa su un suolo pianeggiante di circa 1.100 mq, completamente recintato, con un solo cancello di ingresso: sua caratteristica principale è la presenza di pregiate specie di natura tropicale che nascondono e privilegiano la facciata creando gradevoli effetti prospettici.